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giovedì 31 dicembre 2009

Dio é amore!

INCONTRO DI PREGHIERA
SULL’AMORE DI DIO VERSO GLI UOMINI
relatore
fr. Luciano M.

DIO È AMORE
Come hanno fatto i santi ad amare cosi profondamente Dio da non lasciarlo più, anzi ad avere una esigenza di amarlo, cioè non fare altro che amarlo, in ogni momento e in ogni situazione e in tutto, ma proprio tutto, nelle gioie e nelle sofferenze, eppure tutti sono passati attraverso momenti di buio, di silenzio, di solitudine e di abbandono, dove la loro unica speranza sembrava persa o illusoria, infatti in un certo modo Dio fa cosi, all’inizio ti senti cosi affascinato, cosi innamorato, che quasi ti scoppia il cuore, non desideri altro che quello, lo stare con Gesù, il vivere e morire con Lui, non guardi neanche alle difficoltà, alle rinunzie, perché ormai sei invaso da questa terribile scossa “d’amore”, ed e proprio l’amore di Dio in te stesso, che ti ha fulminato, che sembra che devi vivere solo per lui, nei fratelli, specialmente nei più poveri, a chi soffre, per sperimentare la misericordia, l’amore, il prendersi cura, che quasi ti invita a sposarti con lui, ma dopo per chi si dona con tutto se stesso, sembra che tutto stia scomparendo, quell’amore iniziale stia perdendo colpi, sembrano che tutte le sofferenze e i crolli vengono su di te, e invece bisogna convincersi che ormai Dio ha invaso il tuo cuore, vive in te in una armonia meravigliosa, anche se tutto questo non si sente, ma ormai tu sei di Cristo sei sposato con lui, hai dato la tua vita a lui e sei sua proprietà, è Lui ti ha sposato sulla via della croce, morendo per te, cosi come tu vuoi morire per lui, ma più ti avvicini a lui più sembra che il mondo ti odia, più ti riconosci un niente più l’amore di Dio ti penetra, più ti senti povero, più ti senti ricco della sua grazia, più ti senti un peccatore più senti che sei il figlio prodigo che il padre ti accoglie teneramente in Lui, ma vediamo più in profondità perché i santi sono folli di amore per Dio.
Nelle meditazioni di sant’Alfonso de’ Liguori è riportata una bellissima catechesi di come Dio ci ama, la prima lettera di san Giovanni afferma che Dio è amore, e con quale amore ci ama e di quale amore ci dobbiamo amare; Come l’amore di Colui che ci ha donato la vita è ci ha redenti con la vita del Suo unico figlio Gesù Cristo nostro Signore, né vogliamo trarre spunto per il nostro incontro.
Dice sant’Alfonso: che tutta la santità e la perfezione di un’anima consiste nell’amare nostro Signore Gesù Cristo.
Sono verissime queste parole di s. Alfonso perché la nostra unica metà come cristiani e figli di Dio è proprio di amare con tutto il cuore, con tutta la mente, e con tutte le forze, Dio unico e sommo bene, come troviamo nella preghiera di ringraziamento nella Regola non Bollata (cf. FF.69) frate Francesco, ma anche come osserva san Francesco di Sales che: << Alcuni fanno consistere la perfezione, cioè quello di amare con se stesso, con l’austerità di vita, con lunghe orazioni, con la frequenza dei sacramenti o far elemosina. Anche se poi bisogna interpretarlo bene questa affermazione che dice san Francesco, perché tutto e importante ma fatto in maniera equilibrata con una motivazione ben salda, certo non è solo quello o tutto quello Ma si sbagliano -- continua s. Francesco-, la perfezione consiste: nell’amare Dio con tutto il cuore.
E’ chi ama Dio in questo modo senza troppe austerità dice san Francesco, e stesso l’amore che insegna a non fare mai nulla che possa rattristare Dio.
Il Dio che ci ama, ci ama di un amore infinito, sant’Alfonso riprende una frase del profeta Geremia, come Dio ci ha amati fin dall’eternità: << Ti ho amato con amore eterno>> (Ger 31,3); quindi già da quando il mondo non esisteva ancora già nei pensieri di Dio ci amava, poi una prova concreta del suo amore e l’incarnazione di suo Figlio, e sempre Dio che prende iniziative verso l’uomo, ci ama di un amore singolare, uno per uno, santa Agnese disse a chi la voleva in sposa che già aveva chi l’amava di un amore eterno fin dall’eternità e non ha voluto amare altri che il suo amato sposo Gesù Cristo, prendendo sempre spunto da sant’ Alfonso, dice: che Dio non si è accontentato di darci tutto ciò che ha creato, afferma che non lì basta a Dio tutto ciò.
“Egli è arrivato a darci il proprio Figlio vedendoci immersi nelle tenebre del peccato, come troviamo scritto nella lettera agli Efesini di san Paolo: << per il troppo amore con in quale ci amati, da morti che eravamo per i peccati, Dio ci ha fatti rivivere in Cristo>>(Ef. 2,4-5 Vg)”.
Vediamo cosi il modo in cui anche il Figlio che ha nutrito e ancora nutre un immenso amore per noi, ci ha Amati di un amore al punto di dare la propria vita: “non c’è amore più grande che dare la propria vita”(cf. Gv 15,12), troviamo nel vangelo di Giovanni, e ci ha dato la sua vita ma non in un maniera semplice e senza sofferenza, anzi si è offerto volontariamente nella più nobile e gloriosa morte affrontando le sofferenze più atroci senza risparmiarsi, << Umiliando se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce>>, troviamo scritto in san Paolo nella lettera ai Filippesi (Fil. 2,8) .
Troviamo in una mistica inglese Giuliana di Norwich, come Dio ci avvolge nella sua infinita bontà, racconta che: “Dio ci tiene come avvolti in un abito e Lui ci stringe teneramente che non ci può lasciare mai…; cosi come la carne nella pelle, le ossa nella carne e il cuore nel petto, cosi noi, anima e corpo, siamo avvolti e racchiusi nella bontà di Dio, e continua a dire, che la nostra anima è amata dall’Altissimo in un modo così speciale che supera la conoscenza di ogni creatura”.
Percepite allora che Dio ci ama veramente, nonostante il nostro modo di essere, magari anche se stiamo lontani da lui, ho siamo arrabbiati o altro con Lui, ma Lui ci ama indistintamente uno per uno, con lo stesso amore, magari siamo noi che non riusciamo sentirlo, ma a volte neanche vogliamo sentirlo, perché ci potrebbe chiedere qualcosa superiore o di stravolgente in noi come: il donare, il perdono, la misericordia, l’amore vicendevole, ma proprio perché facciamo governare in noi, è per primo sono io che e più peccatore di voi sicuramente, che fa privilegiare il proprio “Io” e non riesce ad andare oltre, ad amare di quel amore incondizionato perché ha paura di donarsi e non guardare i pregiudizi di come lo possono giudicare, guardate i disastri che può fare la cattiveria umana, il peccato, come ad esempio le guerre i disordini, gli omicidi e i suicidi e via dicendo, ma ugualmente Dio ci ama, specialmente se ci pentiamo del male che commettiamo, delle infedeltà, certo non facciamo gli omicidi, non ammazziamo a nessuno, ma a volte con gli atteggiamenti ho con il pensiero, troviamo scritto nel Libro della Sapienza (Sap. 1,11) : << Guardatevi pertanto da un vano mormorare, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto, una bocca menzognera uccide l’anima>>.
Noi non c’è ne accorgiamo perché nella sua grande bontà ci lascia liberi di agire e di fare, ma dipende sempre da noi se vogliamo far spazio a Dio o alla nostra “giustizia”, e vero anche che è Dio che prende sempre iniziative sugli uomini, e non gli uomini verso Dio, se non dopo aver fatto esperienza di Lui, ma proprio perché ci ama; ma prendiamo un altro esempio dell’amore di Dio di un frate Domenicano Dominique Lacordaire, che scrive che Dio è la fonte di ogni bontà e dice: “Della virtù della bontà che non tiene conto dell’interesse, non aspetta la spinta del dovere e si abbassa a qualsiasi genere trovi”, cosi la bontà di Dio, Dio è l’unico che agisce con tutta gratuità perché non ha interessi, ma continua il Domenicano dicendo che è con il solo fine di soddisfare la propria bontà comunicando la vita, che opera Dio.
Un altro mirabile evento di questo amore di Dio e quello di manifestarci l’amore nel suo figlio Gesù, il Dio uomo che è venuto tra noi ha parlato con noi.
L’amore di Dio si manifesta nella sua amicizia con l’uomo, con tutte le nostre debolezze o infedeltà, ad esempio, mentre le più care amicizie si possono turbare, Dio per mezzo del Figlio non guarda questo, non si turba delle nostre imperfezioni, ma lo si può perdere, dice il p. Dominique, “all’uscita dell’infanzia, perché non lo si e conosciuti che per mezzo degli altri, o sulle ginocchia della madre”.
Ricordo che quando ero piccolo io, era la nonna che ci radunava e pregavamo insieme, come si aveva l'abitudine prima il raccogliersi per stare quel pezzettino di tempo con Gesù, ed era bello, ora purtroppo queste belle cose si stanno perdendosi, forse per le tante cose che vorremo fare, per primo io è chiaro, ma torniamo al discorso di prima, dicevamo che si può perdere Dio perché non né facciamo esperienza diretta con lui, ma una volta che diviene nostro frutto, frutto della nostra esperienza e della nostra maturità, niente ne turba in più in noi, le nostre certezze. Sostituisce ciò che in noi in ogni giorno ci impoverisce e si raffredda.
Questa e anche l’esperienza dei santi quando hanno fatto esperienza dell’amore di Dio che mai più lo hanno lasciato e hanno combattuto fino all’ultimo, prima interiormente e poi per farlo conoscere anche esteriormente l’amore travolgente di Dio.
Vogliamo portare a termine questo incontro sull’immagine di Francesco di Assisi, su come ha compreso l’amore di Dio verso di lui, come si e manifestato in lui, in un primo momento attraverso il Lebbroso che lui Francesco faceva resistenza ad intravederlo e lo rifiutava, poi ha riconosciuto in essi il Dio che lo voleva abbracciare, poi con il dono dei fratelli che Egli lì dono, l’esigenza di amare in maniera incondizionata, di spendersi tutto per il suo Creatore, questa è l’esperienza di chi fa esperienza profonda di Dio, ha conosciuto veramente Dio, e non con poche difficoltà e sofferenze, per se e per l’umanità, lui si è disprezzato si è umiliato si e reso piccolo e neutro di fronte a Dio, ecco che Dio ha potuto lavorare su di lui rendendolo il serafino del suo amore, grazie anche alla sua spogliazione totale di sé, della sua volontà, del suo annientamento, tutto questo e scaturito dall’incontro amorevole con Dio, come noi possiamo arrivare a tutto questo, certo non avremmo le stimmate come san Francesco, ma possiamo essere collaboratori suoi, facendoci coinvolgere dalle Sacre Scritture, approfondendo i testi del Vangelo, che non sono un qualcosa di più che non possiamo vivere, la Bibbia i Vangeli possiamo viverli, certo però che dobbiamo prima lasciare le nostre povertà e riconoscerle, i nostri ragionamenti, lasciare il nostro modo di vedere e di giudicare, facendosi invece illuminare dalla Parola di Dio, facendola scrutare dentro di noi, magari violentandola o facendosi violentare dalla stessa Parola, usando un termine forte, qua mi sembra quasi inutile fare mansione di tanti santi, ma solo un piccolo accenno vorrei fare ad un santo della nostra epoca, san Massimiliano Kolbe, che nelle sue Preghiere e nei suoi Scritti compare sempre la parola: “ Non la mia volontà ma quella di Dio attraverso l’Immacolata”, la Via sicura che ci porta a conoscere Gesù e con Gesù il Padre.
Lui, kolbe supplicava sempre che non fosse la sua volontà che operasse ma quella dell’Immacolata; aveva quasi paura della sua volontà perché poteva rattristare quella di Dio.
Ciò che colpisce nei santi e il modo in cui hanno sperimentato ogni parola della Bibbia, come hanno creduto e in un certo modo come si sono immedesimati in quelle parole e come le hanno vissuto, proprio come fosse stato iddio stesso a dirle, anche noi se meditiamo intensamente la Parola della Bibbia e ci lasciamo andare, ci lasciamo trasportare, anche lontano dalla realtà che a volteci sembra travolgere, ma penso che a volte c’è bisogno di tutto questo, perché a volte ci facciamo cosi talmente coinvolgere, nonostante tutto il nostro amore e adesione che portiamo per Cristo, colui che ha donato la sua vita per la nostra felicità, ci sembra difficile che tutto questo sia possibile, se volete sapere chi erano i mistici in pochi soldoni, senza sminuire l’importanza e la teologia, i mistici erano persone concrete, reali, seri, persone con i piedi saldi, ma con il cuore e la testa rivolti sempre a Dio, insomma non erano superuomini o che altro che sappia, anche noi possiamo apprendere da questo avere il cuore pieno di Dio, gratuito, generoso, lasciando perdere la malinconia, la tristezza, la rabbia, viviamo il comandamento dell’amore, l’unico da custodire gelosamente perché ci è stato consegnato direttamente da Gesù poco prima di morire.
“Se non possiamo imitare l’amore di Gesù fino a dare il nostro corpo in cibo ai fratelli, possiamo però imitarlo nel donare ad essi la nostra amorevole assistenza e non solo nelle cose facili, ma anche in quelle difficili e ripugnanti. Il Maestro che lava i piedi ai suoi Apostoli c’insegna fin dove dobbiamo abbassarci per prestare servizio al nostro prossimo, anche al più umile ed abbietto” .(dal libro INTIMITA’ DIVINA di p. Gabriele)

martedì 29 dicembre 2009

La preghiera!


Riflessioni sulla preghiera

SPUNTI DI RIFLESSIONE SUL SENSO DELLA PREGHIERA

La preghiera deve essere il nostro nutrimento spirituale, se non capiamo il suo significato, cioè lo stare dinanzi al Signore non arriveremo mai a sentire in noi la necessita della preghiera, il bisogno di pregare, di dialogare con Dio, è la preghiera che ci rende capaci di dialogare con Lui e ci rende fratelli tra noi, e la preghiera che ci nutre, senza la preghiera siamo polvere, quel che facciamo e solo fumo, anche “se realizziamo opere d’arte tutto finisce lì”, invece la preghiera e continuità, se non sappiamo pregare non ci dobbiamo spaventare, prendiamo la Bibbia e incominciamo a leggerla, sarà la Bibbia ad insegnarci a pregare e con quale parole ci possiamo rivolgerci a Dio per mezzo di Gesù, dei profeti e salmisti, ci insegna il modo di come stare dinanzi a Dio, poi stesso la Bibbia ci dirà quali sono i frutti della preghiera, quei frutti che ci fanno sorridere il cuore, essere sereni, sperare in esse, la preghiera non e solo il rosario o altro, ma la nostra vita deve essere preghiera vivente, ricordate Kolbe, noi siamo preghiera perché siamo stati redenti dalla grande preghiera di Gesù sulla croce, le formule di preghiera che facciamo ci aiutano ad entrare il quel clima di contemplazione per stare dinanzi a Dio, faccia a faccia, cuore a cuore con Dio.

Il Metropolita Anthony Bloomm dice: “che La preghiera è ricerca di Dio, incontro con Dio,e andare oltre quest’incontro nella comunione”.

La preghiera nasce dalla scoperta delle profondità dell’essere, non solo siamo circondati dal visibile ma anche e specialmente dall’invisibile.

“Un incontro è vero solo quando sono vere le persone che si incontrano”. L’incontro e reso ancora più intimo e autentico quando c’è sincerità e onesta tra le persone, noi facciamo fatica essere sinceri, ci creiamo il Dio dei pensieri non quello di Gesù, il Padre.

Voglio concludere con questo proposito per iniziare a pregare in maniera umile, “il punto di partenza, se vogliamo pregare , è e deve essere la certezza che siamo peccatori bisognosi di essere salvati”, che siamo lontani da Lui e che non possiamo stare senza di Lui e ne vivere senza il suo amore, quello che possiamo dargli e il nostro desiderio di essere degni di essere accolti da lui dal nostro pentimento, ma questo non deve diventare pesante non ci deve deprimere, insomma per dirla in breve dobbiamo essere onesti e sincere con noi stessi. Abbiamo cercato di dire alcune linee fondamentali sulla preghiera, ma non sono che alcune gocce in un oceano ricco di amore verso Dio, ora vediamo di andare un oltre e scendere più in profondità, cosa si realizza nella preghiera?

L’evangelo ci insegna che il regno di Dio e dentro di noi. Se vuoi cercare Dio, prima cercalo dentro di te e poi lo troverai nei fratelli, se non riusciamo a trovarlo dentro alle nostre tenebre, nella nostra interiorità, difficilmente lo troveremo al di fuori, perciò bisogna cercare Dio attraverso il cuore. Abbiamo detto che la preghiera e ricerca di Dio, e un andare incontro a Dio, ma se non conosciamo il nostro “io” come possiamo andargli incontro?

L’incontro fra Dio e noi nella orazione continua, la preghiera incessante, parte sempre dal silenzio. Ma dobbiamo distinguere due tipi di silenzio: “quello nostro”, quello interiore, esternamente sembra che tutto tace, ma se entriamo nel nostro mondo interno ci sembra un terremoto in continua agitazione, non e facile fare silenzio dentro di noi, faremo il silenzio quando porteremo il nostro “io” al di fuori di noi stessi, “poi c’è il silenzio di Dio”, che come tanti santi hanno potuto sperimentare, la notte oscura, ti ritrovi a vivere il venerdì santo, dove ti sentirai solo e abbandonato da tutti, e il silenzio più duro da accettare, Dio che non mi risponde. Ma un incontro non acquista spessore e pienezza se le due parti che si convergono non diventino capaci di tacere l’una con l’altra, fino a quanto abbiamo bisogno di prove certe o di segno o azione, non raggiungiamo ancora quella profondità e pienezza che tanto vogliamo raggiungere. Va molto più in profondità quel silenzio intimo in cui troviamo Dio, finche non facciamo esperienza di deserto, noi soli con la parola che ci deve penetrare fino nell’interiorità profonda, non vivremo il silenzio interiore.

Dio deve stare sempre al centro della nostra attenzione, il nostro raccoglimento può essere falsificato in vari modi. Ad esempio quando siamo in preghiera silenziosa e raccolta e preghiamo per qualcosa che ci preoccupa ci sembra che tutto converga in un'unica preghiera, ma non è vero, perché al centro della preghiera non c’è Dio ma attenzione è su l’oggetto della mia preghiera. Perché Dio conosce fin troppo bene i nostri pensieri, invece quando siamo coinvolti emotivamente e nessun pensiero si intromette e pensiamo che stiamo dinanzi al Verbo Incarnato e attraverso di Lui il Padre si accorgeremo che c’è tutto un calore particolare in noi, ma questo non vuol dire che non dobbiamo pregare per gli altri o per noi, questo vuol far capire come un pensiero su un bisogno ci tiene lontani da Dio.

Concludiamo questo piccolo tuffo nell’oceano della preghiera con Giovanni Climaco, che dice “che se uno pensa veramente e sente con profondo sentimento del cuore, di trovarsi alla presenza di Dio mentre e in preghiera resterà immobile come una colonna, e nessuno dei demoni potrà prendersi gioco di lui”. Infine concludo dicendo che la preghiera è vita, armonia, gioia, l’uomo di preghiera e l’uomo pieno di vita con la voglia di vivere e di stare con gli altri, neanche la sofferenza lo fermerà, perché interiormente e pieno di vitalità, Kolbe negli ultimi giorni della sua vita cosa lo rendeva sereno, dopo aver sofferto la fame, la sete,il dolore di tanti, è la fiducia della preghiera e l’abbandono in essa che gli dava sicurezza e serenità nell’accettare quei momenti di crudeli sofferenze, la Vergine ci conceda anche a noi l’arte della preghiera affinché non siamo confusi nell’ora della sofferenza.

Fr. Luciano M

Pace e bene a tutti voi